Personal Branding e immagine strategica: quando l’abbigliamento e i colori rafforzano il tuo brand

Personal Branding e immagine strategica: quando l’abbigliamento e i colori rafforzano il tuo brand. Intervista a Carolina Bizzari

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Cosa indosso per quell’incontro di lavoro con il cliente? In call, meglio una camicetta o va bene una t-shirt? Come mi vesto per lo shooting per il mio personal brand?

Queste sono le classiche domande di chi, tutti i giorni, apre l’armadio e deve affrontare diverse situazioni a lavoro, come è capitato a me quando ho dovuto organizzare il mio shooting. 

Per risolvere i dubbi e dare il meglio nella mia comunicazione, mi sono rivolta a Carolina Bizzarri, prima consulente d’immagine strategica in Italia. Oggi è qui in veste di ospite che ci spiegherà come l’abbigliamento veicola messaggi ben precisi ed è una parte della nostra comunicazione da tenere in considerazione. 

Parleremo quindi di Power Dressing, una tecnica utilizzata per valorizzare la propria immagine ed essere riconoscibili, utilizzata anche da molte figure pubbliche, come donne influenti in politica: pensiamo ad esempio allo stile elegante e lineare di Margaret Thatcher o alle giacche colorate e strutturate di Angela Merkel. 

Ma ora, lasciamo la parola alla nostra ospite! 

Ciao Carolina, conosciamoci meglio: chi sei e come sei diventata consulente d’immagine strategica?

Ciao, sono Carolina Bizzarri ho 25 anni e sono laureata a doppio titolo con l’Università di Ferrara e Granada in Giurisprudenza e consulente d’immagine. Ora vi starete chiedendo: come sono passata da Giurisprudenza a Consulente d’immagine?

Durante il mio soggiorno a Granada inizia la pandemia e mi avvicino al mondo della consulenza d’immagine, in particolare allanalisi del colore. Così, analizzo le amiche come hobby, contribuendo alle entrate familiari e contornando i pomeriggi di studio. Prima della laurea, inizio il praticantato notarile e mi accorgo sin da subito quanto l’immagine sia un mezzo di comunicazione che addirittura può influenzare i processi di negoziazione, anche nelle realtà più piccole, come quella ferrarese, nello studio notarile dove lavoravo. 

Ed è per questo che decido di approfondire la percezione e le neuroscienze legate all’abbigliamento, diventando la prima consulente d’immagine strategica in Italia.

Abbiamo detto più volte immagine strategica: cosa significa esattamente?

Spesso chi fa consulenza d’immagine ha uno spiccato senso estetico, ma poca comprensione del vero potenziale che si cela dietro di essa. Altre volte, chi fa impresa ha eccellenti capacità di business, ma non sa sfruttare sapientemente i primi 7 secondi di interazione con gli altri. Io mi pongo come anello di congiunzione tra i due mondi.

Vivo l’immagine strategica come strumento capace di cambiare completamente la percezione del nostro prodotto o servizio. Come dico sempre “l’immagine è un mezzo e non un fine” ed è in grado di elevare il tuo business.

Qual è il perché più profondo del tuo lavoro? Qual è il piccolo cambiamento che vorresti vedere nel mondo con il tuo lavoro? 

Troppo spesso sento dire che l’immagine è qualcosa di superficiale, che non ha nulla a che vedere con la sostanza o frasi come “se sono bravo nel mio lavoro non ho bisogno di mostrare all’esterno le mie competenze”. 

Purtroppo – o per fortuna – il nostro cervello lavora per bias cognitivi, per scorciatoie, per euristiche e ha estremo bisogno di più indizi possibili per poter scegliere di chi fidarsi.
Il perché più profondo del mio lavoro si cela proprio qui: conoscere come il nostro cervello elabora le informazioni visive per poter dare la giusta importanza all’immagine personale all’interno delle interazioni e come può influenzare le nostre performance.

Quand’è il momento più giusto per dedicarsi a un percorso di immagine strategica, soprattutto se si ha un personal brand?

Non esiste un momento preciso per dedicarsi allo studio strategico della propria immagine. Molto spesso ci si avvicina al mondo della consulenza d’immagine partendo dalla cura prettamente estetica della stessa, attraverso lo studio di forme e colori.

Solo in un secondo momento ci si rende conto di quanto in realtà sia fondamentale capire cosa si desidera comunicare attraverso la propria immagine personale. Il mio consiglio è quello di conoscere bene i valori del proprio personal brand che si desiderano trasmettere, insieme al perché più profondo per poter poi lavorare all’esterno.

Una consulenza come la tua può integrarsi a un lavoro di Personal Branding o Identità Visiva già sviluppata da un’altra professionista? 

Certo, lavorare a contatto con professionisti affini e complementari alla consulenza d’immagine – come Brand Strategist e Designer – porta a un risultato ancora più preciso e completo dal punto di vista visivo. Dove non arrivo io arriva il Brand Strategist e viceversa. Collaborare e trovare sinergie tra professionisti aiuta il o la cliente su tutti gli aspetti della sua comunicazione. Personalmente, conoscere il progetto di brand, il design, la palette colori e i font utilizzati e livello visivo potenzia l’immagine strategica. 

Parliamo di Armocromia: perché la scelta dei colori non basta per costruire un’immagine strategica?

L’analisi del colore – come mi piace chiamarla – è senza dubbio un elemento indispensabile per sviluppare una strategia d’immagine funzionale, ed è il punto di partenza insieme alla conoscenza delle proprie forme

Queste caratteristiche però non si scelgono: i nostri colori e le nostre forme non dicono nulla su ciò che si desidera trasmettere, sul contesto in cui la nostra immagine verrà vista e sul fine ultimo di questa. Ecco perché non ci si può limitare allo studio dei colori per comprendere il vero potenziale di un’immagine personale funzionale.

Cosa considerare, quindi, per scegliere gli elementi giusti come capi, forme e colori per creare un’immagine strategica?

Inizialmente bisogna selezionare degli obiettivi come: risultare più credibile, sembrare più grande, ottenere quel posto di lavoro ecc. 

Il passo successivo è analizzare approfonditamente il contesto e l’ambiente fisico in cui la nostra immagine verrà vista. Pensiamo ad esempio un contesto di lavoro, come un ufficio con tavoli di vetro e pareti bianche. Più è dettagliata ed accurata questa descrizione iniziale più il lavoro sarà preciso. 

Poi si analizzano le caratteristiche fisiche e cromatiche della persona per adattarle all’obiettivo selezionato e al contesto.

Per fare questo serve una preparazione e uno studio legato alle neuroscienze e alla semiotica dell’immagine, perché conoscere cosa produce a livello cognitivo vedere un colore piuttosto che una forma è fondamentale per la scelta di capi e accessori.

A proposito di forme, in che modo possono influenzare le nostre sensazioni? E come il principio della Gestalt ci aiuta a costruire l’immagine strategica nel personal brand?

Il cervello umano riceve un’infinità di stimoli percettivi alla volta, quindi deve scegliere in millesimi di secondo cosa è dannoso e di cosa invece si può fidare.

Le leggi della Gestalt (dal tedesco forma) sono una corrente di pensiero nata attorno al XX secolo, incentrata sul ruolo interpretativo delle psiche nella percezione visiva delle forme. Queste leggi semplificano gli stimoli che l’ambiente invia e sono strettamente correlati all’ isomorfismo tra forme percepite e realtà esterna in campo cerebrale; sono legate alle proprietà figurative degli oggetti.

Fare attenzione alla forma degli oggetti che ti circondano, capi di abbigliamento, accessori, fantasie è fondamentale per un’immagine che veicoli i messaggi che vuoi trasmettere a colpo d’occhio.

C’è un modo per scegliere lo stile adatto al proprio personal brand? E poi, una volta scelto, c’è un modo per rimanere coerente nel tempo e nei vari contesti? 

Sicuramente la cosa migliore che consiglio è uno studio approfondito dei propri valori guida e della propria essenza senza snaturarsi. Questa scelta di solito è guidata dagli archetipi di brand ideati da Jung che si riflettono molto spesso sull’abbigliamento e gli accessori. Fondamentale poi è trovare un potente visual hammer (un elemento distintivo) che si ripete in ogni contesto.

Quali sono gli errori di immagine che vedi fare più spesso, le semplificazioni eccessive e i consigli che ti fanno arrabbiare?

Al primo posto è la considerazione generale che ancora si ha dell’immagine. Trovo dell’ipocrisia nella frase L’apparenza non conta. L’apparenza è fondamentale per poter scegliere, è un indizio primario e indispensabile in tutte le società moderne dove l’immagine personale e l’abbigliamento non sono scindibili. 

È logico che l’apparenza non è tutto, come non lo è la sostanza. Il contenitore permette di esternare già a primo impatto il reale valore del servizio che si offre o del prodotto che si vende e della preparazione e i sacrifici fatti fino a quel momento. 

Per le semplificazioni, ritengo che sia molto importante distinguere tra immagine come fine ultimo, come semplice valorizzazione estetica e immagine come mezzo, come strumento in grado di raggiungere obiettivi concreti nella vita di tutti i giorni.

Per esempio: io sono True Spring e sono valorizzata da colori caldi e accesi come l’arancione. L’arancione è perfetto in tutti i sensi se volessi anche trasmettere energia, entusiasmo e solarità all’interno di un’interazione umana, diverso è se volessi trasmettere distacco e mistero per esempio. Dunque, non concordo con la visione dell’immagine come mero esercizio estetico, dietro c’è molto di più.

Pensando ad una professionista che utilizza i social per farsi conoscere e vendere i suoi servizi: come può adattare l’immagine strategica ai vari contesti e canali di comunicazione (dalle stories quotidiane ai webinar)? 

L’immagine strategica seleziona dei punti fissi e ricorrenti che saranno presenti in ogni “apparizione”, come il o i diversi visual hammer che abbiamo scelto.  

Ovviamente ogni contesto e ambiente è diverso e per questo l’immagine deve seguire l’obiettivo ultimo. Nel caso di un webinar – dove lo scopo è la vendita – si potrebbe giocare sulla rigidità delle forme, oppure potenziare l’uso di un colore che neuroscientificamente aumenta la produzione di entusiasmo e determinazione. Per questo, ogni richiesta va studiata caso per caso in maniera personalizzata la strada da percorrere per una buona riuscita.

C’è qualcos’altro che vorresti aggiungere?

Se ancora non sei convinto/a di quanto l’immagine e gli abiti possano essere importanti, ti lancio uno spunto di riflessione: qual è la prima cosa che mette in atto Peter Parker (alias Spiderman) prima di intraprendere le sue gesta eroiche e salvare vite umane? 

In conclusione ti chiedo, in che modo è possibile lavorare con te? Quali sono i tuoi servizi e quali esigenze risolvono?

Il mio lavoro principale è quello di seguire professionisti e aziende e potenziare a primo impatto la loro immagine personale attraverso l’uso della neuroscienza e della percezione dell’immagine, passando per analisi più tecniche come l’analisi del colore, delle forme, dell’iconestesia e dello stile arrivando ad analisi semiotica dell’abbigliamento. 

I servizi che offro si dividono in servizi ONE Shot con consulenze più o meno brevi di qualche ora, dove si potenzia uno di questi aspetti; e veri e propri percorsi di immagine strategica per elevare il proprio business e utilizzare gli abiti come potenti strumenti di comunicazione anche per se stessi, tramite la tecnica dell’enclothed cognition, in grado di aumentare i nostri processi cognitivi e le nostre performance. 

Conclusioni 

I colori, le forme degli abiti e degli accessori che scegliamo di mostrare contribuiscono a dare una percezione ben precisa e a comunicare il nostro personal brand con maggiore efficacia, se si scelgono quelli giusti.  

Grazie Carolina per averci aperto un mondo e averci spiegato che anche l’immagine può essere un mezzo per comunicare con più consapevolezza.

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Ciao, sono Francesca. Aiuto professioniste e imprenditrici a trovare la giusta rotta per comunicare il proprio business e ad esprimere se stesse, attraverso gli strumenti del Personal Branding e della Comunicazione Visiva.

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